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Energia solare dalla Tunisia alle Isole britanniche

21 Ottobre, 2014

(Rinnovabili.it) – Dal Nordafrica al Regno Unito, passando per l’Italia. È il tragitto dell’energia solare previsto da un ambizioso piano di un gruppo di investitori che cerca il finanziamento del governo di Cameron. Secondo le stime, circa 2,5 milioni di abitazioni britanniche potrebbero essere servite dal sole tunisino entro il 2018. La compagnia coinvolta nell’operazione sostiene di aver già speso 10 milioni di euro nello sviluppo del progetto, che ha nome TuNur. Si tratta di un partenariato fra l’investitore in rinnovabili inglese Low Carbon, lo sviluppatore Nur Energie e alcuni investitori tunisini. Lo scopo è portare 2.25 gigawatt di energia dal sud della Tunisia attraverso il Mediterraneo e un pezzo di Europa, fino ad arrivare oltremanica.

 

La compagnia impegnata nel progetto ha raccolto per 3 anni i dati sul posto, il deserto nel sudovest dello Stato africano, e sostiene di averli fatti passare attraverso una verifica indipendente. Il terreno è stato preparato anche dal governo locale, dato che c’è stato un voto parlamentare che ha stabilito la facilitazione delle esportazioni di energia. Siccome la prima terra su cui approderà l’energia ricavata dall’impianto tunisino sarà un lido italiano, è stato firmato anche un accordo con l’Italia che ha provveduto, tramite Terna, a tirare un cavo sottomarino dedicato che arriva nei pressi di Roma.

 

A tutta prima sembra un po’ ardito andare a caccia di energia così lontano, l’amministratore delegato di TuNur smentisce seccamente: «Stiamo lavorando con alcune delle più grandi ditte di ingegneria nel mondo. Questo è un progetto serio. Sarà anche rischioso, ma è rischioso qualsiasi grande progetto energetico. E poi non c’è niente di nuovo nello spostare energia dal Nordafrica all’Europa».

Secondo la compagnia, infatti, le pipelines che uniscono Algeria e Tunisia hanno continuato ad operare senza singhiozzi durante le turbolenze della Primavera araba. Anzi, TuNur sostiene che l’energia solare inviata in patria costerà il 20% in meno di quella prodotta dagli impianti eolici off shore.


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